Storie del cactus, il ritorno

È già da tempo che sto pensando di riprendere a scrivere sul blog, ma al solito continuo a rimandare e questo non aiuta.

Anzitutto, come vi butta?

A me butta sempre uguale, anzi no, sono passati 7 anni dall'ultima volta, quindi sono invecchiata di 7 anni, 7 anni di alti e bassi, cioè, sono sempre io ma con qualche consapevolezza in più, qualche credenza in meno, diversi chili in più, qualche milione di capello bianco in più, figli più grandi, occhi più aperti, palle sempre più piene. Pensieri, vita, famiglia, lavoro, e le solite prese di coscienza che si tramutano in prese in altri posti.

Comunque, tutto bene.

Ho deciso di riprendere il blog a piccolissimi passi, sto anche tentando di dargli una nuova veste ma non so se ne sarò capace, ci sto ancora lavorando, ma sicuramente i contenuti saranno un po' diversi: lo userò come personale terapia psicologica. Sarà una sorta di diario, un pentolone in cui butto i miei pensieri a casaccio, riflessioni a cui risponderò con un profilo fake che creerò e farò commentare in veste di fan di me stessa. Beh detto così, allora sarà sempre uguale. Mmmm. Ah e qualche volta parlerò anche delle piante grasse, che continuo a coltivare ma molto in balìa di se stesse: alcune vanno, altre vengono, altre ancora resuscitano. A volte ritornano, piante, persone e blog.

Insomma, le solite storie del cactus, suvvia. 

In fondo, non è cambiato niente, ecco, già dopo 20 righe ho capito che 7 anni in più fanno di me la solita testa di cactus che sono. Evviva!

PS: aggiungo un'immagine che non c'entra un cactus ma sa di primavera. E la home del blog ne guadagna, forse.

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