Tre semine stranamente riuscite

Sarò sincera: la semina delle grasse non è decisamente il mio forte.
Dovrei forse vergognarmi a dirlo? Forse, visto che per molti sembra così semplice. Tuttavia sono molto fiduciosa nelle mie possibilità, e un giorno o l'altro riuscirò anch'io a stupirvi con effetti speciali e sentirmi così meno negata. 

Sono un paio di anni che ci provo, un po' alla garibaldina: a
ll'inizio con semi di Aloe variegata, ricavati da un frutto formatosi sulla mia pianta; un paio di piantine sembravano farcela, ma non sono riuscita a curarle al meglio per farle sopravvivere.
Poi è stata la volta, tanto per provare, di una bustina di semi mix presa al supermercato: germinazione alta, strage completa.
Infine mi sono cimentata con semi autoprodotti, grazie ai numerosi frutti generosamente offertimi da Echinopsis, Parodie, Rebutie, incrociati e non: semina tra aprile e maggio a luce naturale, uso (improprio?) del sacchetto e fungicida a protezione: decine di nascite, ma sui risultati finali stendiamo un velo pietoso. Colpa del poco tempo a disposizione da dedicare loro, soprattutto nella fase post-germinazione, e delle difficoltà nel farle sopravvivere in inverno. 

Ci sono stati però un paio di casi soddisfacenti con piante non cactacee: a differenze dei cactus, hanno una crescita più veloce ed una gestione semplificata dal fatto che dopo poche settimane si ottengono già piantine facili da maneggiare.


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Il primo seme che ha trovato - per sua fortuna - la luce, è stato quello di  Jatropha podagrica , gentilmente inviatomi dall'amica Maria insieme ad una sua piccola pianta seminata da lei.
Il seme di Jatropha podagrica è piuttosto grosso, all'incirca come un nocciolo di oliva, molto duro e per questo facilmente trattabile anche da seminatori balordi come me: va leggermente interrato nel terriccio umido, e grazie al sacchetto e all'umidità costante, cresce velocemente. 
Non ho foto dei semi, ma ho documentato gran parte della germinazione: la semina a giugno del 2010...



... dopo poco più di un mese...


... a fine settembre 2010: praticamente una pianta autosufficiente (qui era un po' assetata, nevvero!)


Ecco le due piante a tutt'oggi: quella di Maria, di almeno 3 anni di età...


... e la mia creatura


Come noterete, non è il momento migliore per fotografarle (ma che ci volete fare se a me è venuto in mente adesso di raccontarvelo?): stanno o hanno già perso le foglie e soprattutto sono ricoverate in casa. Infatti, il "problema" di queste piante è che, essendo di origine tropicale (centro America), devono svernare a temperature non inferiori ai 12-15°, un po' come la gran parte delle  Euphorbiaceae, famiglia di cui fanno parte. Per contro, però, sono adatte ad essere coltivate come piante d'appartamento. Per chi vuole maggiori informazioni, qui potete leggerne di interessanti.
I fusti succulenti non sono ancora molto gonfi ma attendo che si allarghino in futuro, insieme ad una prima fioritura che sono sicura mi riempirà di soddisfazione.

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Rinfrancata dal successo con la Jatropha, ho tentato poi con semi di  Ceropegia woodii , ottenuti da un frutto casualmente formatosi sulla mia vecchia pianta.

Il baccello, tipico delle Asclepiadaceae, è lungo e stretto, mentre i semi sono piccolini, ma anche in questo caso non ho foto a corredo, purtroppo. 


Provai a piantarli, senza troppe speranze in verità, in estate, in un substrato del tutto casuale (all'incirca quello che uso per le mie piante), mettendo il vasetto dentro un sacchetto legato, mantenendo il terriccio umido, quando me ne ricordavo... Ne nacquero diverse, ma solo due plantule hanno proseguito con successo la loro strada.

giugno 2011

ottobre 2011
primavera 2012
Eccola com'è ora, si scorgono già due mini caudex dolcissimi:



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La terza semina è avvenuta a mia insaputa. Ebbene sì, una vera botta di cu... fortuna.
In realtà capita spesso che i frutti, aprendosi, cadano sul terreno e diano origine spontaneamente a nuove piante: mi è capitato con l'Epithelantha, il Setiechinopsis... ma questa è stata la più fortunata.
Riguarda una sssssshhhhhhhh  L. : i frutti rosa contengono numerosi piccoli semi, che a volte riesco a raccogliere, altri no. Talvolta capita che cadendo riescano ad attecchire, e anche a superare l'inverno in serra fredda, ed ecco così che, senza l'aiuto della mia mano malefica, mi sono ritrovata una bella piantina nel vaso delle piante madri. Lo strato superficiale è puro minerale, lapillo e pomice, non credevo avesse la forza di andare avanti, ma ancora una volta la natura ha saputo stupirmi e dimostrarmi che è capacissima di gestirsi autonomamente, facendo tutto da sola.
È dallo scorso anno che sta "lavorando"... e voilà, com'è ora.





Altri tentativi perpretati ai danni di innocui e inconsapevoli semi finiti nelle mie mani, li sto portando avanti tuttora: se avranno successo, sarete i primi a saperlo, se invece non vi comunicherò novità, beh... immaginatevi il perché.


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